Maggiore rischio di mortalità con Bevacizumab se associato a chemioterapici a base di Platino o taxani


I malati di tumore trattati con l'inibitore dell'angiogenesi Bevacizumab ( Avastin ) vanno incontro a un’incidenza maggiore di eventi avversi fatali rispetto ai gruppi di controllo.
Queste le conclusioni di una meta-analisi di 16 studi che ha riguardato 10.000 pazienti.

E’ stata riscontrata un'incidenza cumulativa di eventi fatali pari al 2.5% tra i pazienti trattati con Bevacizumab contro l’1.7% tra i pazienti trattati con regimi che non includevano questo anticorpo monoclonale.
L'emorragia è stata l'evento fatale più comune associato a Bevacizumab.

La mortalità variava in modo significativo sulla base del tipo di regime chemioterapico associato a Bevacizumab; i taxani e i derivati del Platino conferivano il massimo rischio.

Tuttavia, il rischio complessivo di eventi avversi fatali è risultato basso, e dovrebbe essere pesato rispetto ai potenziali benefici del trattamento con Bevacizumab.

Nel mese di luglio 2010 un Advisory Committee dell’FDA ( Food and Drug Administration ) aveva votato a favore della revoca dell’indicazione carcinoma mammario avanzato per Avastin.
A gennaio 2011, una meta-analisi aveva mostrato un aumento del tasso di insufficienza cardiaca tra le pazienti con tumore mammario trattate con Bevacizumab.

L'ultima meta-analisi ha incluso pazienti coinvolti in studi clinici randomizzati e controllati che avevano come obiettivo quello di valutare Bevacizumab in vari tipi di tumore: prostata, polmone, pancreas, rene, mammella, e colon-retto.
Dei 16 studi inclusi nell'analisi, 4 erano studi di fase II e 12 di fase III; 5.589 pazienti sono stati trattati con Bevacizumab e 4.628 pazienti appartenevano ai gruppi di controllo. Circa la metà degli studi ha impiegato una dose di Bevacizumab di 5 mg/kg, e il resto ha impiegato il dosaggio di 2.5 mg/kg, o una combinazione.

Nel complesso, si sono verificati 148 eventi avversi fatali tra i pazienti del gruppo Bevacizumab, contro 72 nel gruppo di controllo ( rischio relativo, RR=1.46 per Bevacizumab versus terapia di controllo; P=0.01 ).

La più alta incidenza di eventi fatali nei pazienti con Bevacizumab è stata del 13.4% e si è verificata in uno studio di fase II che ha coinvolto pazienti con carcinoma polmonare non-a-piccole cellule ( NSCLC ). La più bassa incidenza è stata dello 0%, che si è verificata in uno studio di fase III riguardante il tumore alla mammella.

L’analisi di eventi fatali per tipo di tumore ha mostrato variazioni significative ( P=0.001 ), indicando che il tipo di tumore o di trattamento associato potrebbe avere una grande influenza sul rischio di eventi avversi fatali.
I pazienti con carcinoma della prostata presentavano il più alto rischio di eventi avversi fatali ( RR=3.85 contro controllo ), seguiti da quelli con carcinoma polmonare ( RR=2.12 ) e da carcinoma a cellule renali ( RR=1.11 ).
I pazienti con tumore mammario trattati con Bevacizumab avevano, invece, un ridotto rischio di eventi avversi fatali rispetto ai gruppi di controllo ( RR=0.69 ).

I pazienti che hanno ricevuto la dose più alta di Bevacizumab presentavano una più alta incidenza di eventi avversi fatali rispetto al gruppo controllo ( 2.7% versus 1.1%, P=0.001 ). Il tasso di eventi fatali non differiva significativamente tra la più bassa dose di Bevacizumab e le terapie di controllo.

L’analisi di eventi fatali da concomitante impiego della chemioterapia ha rivelato una significativa interazione ( P=0.045 ). Il trattamento con Bevacizumab più un taxano o un derivato del Platino, era associato al più alto rischio di eventi fatali ( RR=3.49, P inferiore a 0.001 ), mentre Bevacizumab, associato con agenti non a base di Platino e senza taxani, non è risultato associato a un rischio di mortalità ( RR=0.85 ).

E’ stato scoperto che la causa di morte non era specificata nel 54.7% dei pazienti nei gruppi Bevacizumab. Nei casi rimanenti, l'emorragia rappresentava il 23% dei decessi, seguita da neutropenia ( 12.2% ), perforazione gastrointestinale ( 7.1% ), embolia polmonare ( 5.1% ), ed eventi cerebrovascolari ( 5.1% ).

In un editoriale di accompagnamento, Daniel F Hayes, dell’University di Michigan ( Stati Uniti ), ha dichiarato che la chiave per trovare un buon rapporto rischio/beneficio con Bevacizumab sarà rappresentata dall'identificazione dei pazienti che hanno maggiori probabilità di trarre beneficio dal trattamento. ( Xagena_2011 )

Fonte: Journal of American Medical Association, 2011



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